Cose che capitano (parte II)

Il ristorante è affollato; per fortuna hanno prenotato. Seguono il cameriere fino ad uno dei piccoli tavoli al centro della sala.

Si siedono. Sono passate poche ore dal loro coito sul divano e Patrizio solo ora si decide.

“Ma tu cosa hai risposto al tizio del centro massaggi?”

“Quando?” Angelica.

“Quando ti ha chiesto se ti andava di fare un doppio massaggio!” Indispettito.

“Ho detto di sì. Era allo stesso prezzo!”

Un braccio inamidato poggia sul tavolo una bottiglia di acqua minerale e un cestino di pane.

“Non ti avrà mica…” Impacciato. “Toccato le tette anche lui?”

“No, no.” Si versa da bere. “Lui mi ha massaggiato le gambe.” Beve. “È arrivato solo fino al pube.”

“Al pube?” Sconcertato. “E da quando si massaggia il pube?”

“Be’, non solo quello. Ha iniziato dai piedi. E tu sai quanto mi piace. Poi come al solito è salito alle caviglie, alle cosce…” Ritorna il cameriere.

Ordinano.

“E l’altro?”

Elisabetta apre una confezione di grissini. Ne estrae uno e ne morde un’estremità. “L’altro…” Mastica. “Ogni tanto mi faceva pancia, spalle e braccia…” Deglutisce. “Ma soprattutto tette. Lì si è proprio accanito.”

Arriva il vino. Ne viene versato in entrambi i calici. Elisabetta prende il suo e allunga il braccio verso Patrizio; lui, meno convinto, la imita. Fanno tintinnare i cristalli e bevono. Patrizio si riempie nuovamente il bicchiere.

“È arrivato perfino a stringermi i capezzoli tra pollice e indice e a tirarli verso l’alto. Più volte!”

Rimangono in silenzio per qualche minuto. Patrizio sembra perso nelle bollicine del suo vino. Elisabetta avvicina il viso verso il centro del tavolo e sussurra: “Ero tutta bagnata.”

Lui articola alcune sillabe inutili.

“Soprattutto quando il secondo massaggiatore mi sfregava tra le gambe… Mi prendeva tra le mani una coscia, una all’interno e una all’esterno, e poi muovendo le dita saliva fino in cima. Quella esterna fino al fianco, quella interna fino a… va be’, hai capito. E io ero pure senza mutande.” Sotto il tavolo libera un piede dalla scarpa e lo allunga verso il marito. Lui sobbalza e guarda in basso, dove le piccole dita si arricciano contro i suoi genitali. “Poi faceva lo stesso con l’altra gamba. E ogni volta che passava da una all’altra mi passava velocemente le dita tra i peli.” Il piede di Elisabetta preme e si muove lungo l’inevitabile erezione, ripetutamente. “E ogni volta si soffermava un po’ più a lungo…”

Il ginocchio di Elisabetta urta sotto il tavolo e bicchieri e bottiglie si muovono rumorosamente attirando l’attenzione. Lei ride e prosegue, mentre il respiro di Patrizio è percettibilmente cambiato.

“C’ero quasi, sai. Ormai facevo fatica anch’io a star ferma…” Anche il pene sotto la pianta del piede sembra non riesca più a trattenersi. “Non potevo fare a meno di strusciarmi contro le dita del tipo, specialmente dopo che ho sentito qualche falange entrarmi dentro…” Le guance di Patrizio si arrossano. Il vino nei bicchieri ondeggia sincronizzato con la gamba di Elisabetta. “Nella concitazione ho pure palpato il pacco di quello dietro di me… Bello duro, sai, e anche notevole…”

Patrizio ha un fremito. Sua moglie non si ferma e continua a sollecitarglielo fino a sentire la macchia bagnata allargarsi sotto i polpastrelli del piede.

“Prego.” Il cameriere posa i piatti sorprendendo la coppia in quell’atteggiamento ben poco consono. Arrossisce anche lui e se ne va di fretta.

“Purtroppo hanno bussato alla porta interrompendoci. Era la segretaria con il cliente successivo.” Riabbassa la gamba e si rinfila la scarpa. “Il tipo mi ha risistemato l’asciugamano che durante al massaggio era finito per terra ed è andato ad aprire. Poi mi son dovuta rivestire ed uscire.” Mette in bocca una forchettata di antipasto. “Per questo quando sono rientrata stasera avevo… sì, insomma, avevo tutta quella voglia di… Hai presente?” Giuliva.

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