Gianni

Gianni:

 

L’avevo invitata a cena, a Milano, a casa mia.

La mia ragazza era via per lavoro, evento raro e prezioso.

Era la prima volta che osavo tanto, fino a quel momento mi ero limitato a immaginare situazioni come queste, credendo che mai sarebbe potuto succedere davvero.

Io, il bravo ragazzo, perfetto padre di famiglia.

Io, che fino a qualche mese prima non avevo mai letto niente di pornografico. Io, che da sette anni facevo l’amore sempre e solo con la stessa donna. E sempre meno spesso.

Io, che fin da ragazzo avevo un sogno, semplice, credevo. Ma ancora non realizzato. Un sogno che ripetevo spesso sotto la doccia, chiudendo gli occhi all’ultimo secondo, e immaginando che il frutto del mio solitario orgasmo non si disperdesse sulle piastrelle. Mentre mi toccavo, con l’acqua più calda che la mia pelle potesse sopportare, mentre aumentavo il ritmo della mano insieme a quello dei battiti del cuore, mentre mi sollevavo leggermente sulle punte dei piedi prima di sentire il piacere esplodermi tra le dita, immaginavo una bocca di donna che mi attendeva, desiderosa di assaggiare il mio orgasmo.

Nella vita reale non mi era mai successo. Nelle mie dieci (o poco più) storie di sesso, mai avevo avuto una donna disposta a tenerlo in bocca fino all’ultimo, ad accogliere il mio sperma. Forse per questo ogni volta che facevo da solo – e lo facevo molto più spesso, da quando avevo incontrato sul web questa nuova amica – immaginavo sempre lo stesso finale. E dopo il finale immaginavo di baciarle, le ragazze che avevano finalmente bevuto il mio seme. Mi eccitava moltissimo quest’idea, come da ragazzino mi eccitava semplicemente l’idea di fare l’amore.

In quei giorni, da quando avevo iniziato a leggere i racconti di Xilia e a scriverle, la mattina entravo sotto la doccia e non potevo fare a meno di pensare a lei. E al fatto che prima o poi l’avrei invitata a cena da me. Avrei cucinato per lei. E lei avrebbe ricambiato, dopo la cena, ingoiando il mio sperma. A lei piaceva, così sembrava dai racconti.

Ora quella sera era finalmente  arrivata: Xilia aveva accettato – contro ogni previsione – il mio invito e a breve ci saremmo incontrati.

Stavo cucinando, amavo farlo. Un risotto. Lo so cucinare bene, e poi il risotto piace a tutti, speravo di andare sul sicuro. Lo avrei fatto con i gamberi e il limone. E un po’ di porro. Ero eccitato, mentre badavo ai fornelli. Continuavo a pensare a come sarebbe andata la serata. Davvero sarebbe stato come immaginavo? Davvero avremmo fatto sesso? Davvero avrei potuto realizzare il mio sogno erotico? Mentre pensavo a questo, iniziai a toccarmi. Mi abbassai i pantaloni, e mentre mi accarezzavo immaginavo la bocca di lei che lo avvolgeva. Immaginavo un fiume di sperma sgorgare dal mio membro. Non si sarebbe allontanata, lei non lo avrebbe cacciato. L’avrebbe tenuto lì.

La mia mano era più veloce, stavo per venire, ed ebbi un pensiero: Xilia avrebbe certamente assaggiato il mio sperma. Perché io lo avrei messo nel risotto. Quel pensiero folle mi fece impazzire, e anche se scostai subito la mano feci appena in tempo a recuperare un bicchiere dalla tavola prima di venire. Non mi ricordavo di avere mai prodotto tanto liquido, né di avere mai avuto un cazzo tanto duro. Xilia era magica, ancora prima di arrivare mi aveva concesso il più intenso orgasmo della mia vita. Guardai lo sperma nel bicchiere, ci pensai un secondo, poi lo versai nella pentola. Ancora cinque minuti e il riso sarebbe stato pronto. Lo assaggiai. Era cotto. Era buono. Ed era eccitante. Volevo ancora masturbarmi, l’idea di avere assaggiato il mio stesso sperma era incredibilmente eccitante, ma Xilia stava per arrivare. Se me lo avessero detto, che un giorno avrei fatto una cosa del genere, non ci avrei mai creduto. Eppure. L’incontro virtuale con Xilia mi aveva aperto nuove porte. Chissà l’incontro reale cosa avrebbe riservato.

Suonò il campanello. Era lei.

 

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Una risposta a Gianni

  1. Anonimo ha detto:

    La domanda nasce spontanea…com’era il risotto? ;)

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