Sede di Pistoia

Maddalena si imbarazza un po’ quando capisce che io sono proprio io. Si alza e fa il giro della scrivania per venire a cercare un contatto fisico. Devo ammettere che dal vivo è ancora più affascinante che in foto. Se non fosse la brava ragazza che dice e ha davvero l’aria di essere potrebbe tranquillamente ottenere dal mondo tutto quel che vuole.

“Non ci credo. Marinella! Sei proprio come ti immaginavo!” È davvero emozionata. Entusiasta nel suo abito corto e leggero, da cui spuntano le sue lunghe gambe affusolate, sembra una miss a cui hanno appena comunicato che ha superato le eliminazioni.

Mi scrive da quando ho pubblicato il racconto sulla sua collega di Bologna. Mi riempie di complimenti, come sta facendo anche ora, e finisce sempre con la stessa richiesta: “Come vorrei esserci anch’io in una delle tue storie…”

Ora che ce l’ho davanti piacerebbe molto anche a me averla nel mio carnet.

Le ripeto che per potere scrivere di lei dovrei scoprire qual è il suo piccolo segreto. Sia esso una passione, una trasgressione, un episodio particolare…

“Una volta in Croazia ho fatto nudismo…”

Un po’ poco. Però avrei voluto esserci.

“Ho un piccolo tatuaggio sul monte di Venere…” La voce le si fa più bassa. “Un jolly che ride.”

Anche se non capisco perché lo consideri un segreto e oltretutto si rifiuti di mostrarmelo, la cosa mi stuzzica. Ma non basta.

“Ci sarebbe una cosa, che è successa…” Abbassa lo sguardo e ancor più la voce. Io alzo le antenne. “Quest’estate. A Riva del Garda. Con il mio ragazzo… Eravamo in centro, in una di quelle vie strettissime. All’improvviso il cielo è diventato nero, faceva paura… È iniziato a piovere fortissimo; nei dieci secondi che c’abbiamo messo a rifugiarci sotto la volta di un portone ci siamo inzuppati. Sembrava avessimo fatto il bagno nel lago vestiti! Poi è iniziato a grandinare. Venivan giù dei chicchi grandi così!” Mi mostra indice e pollice come ci tenesse all’interno un’invisibile pallina da golf. “Il mio ragazzo ne ha raccolto da terra i più grossi che ha trovato. ‘Guarda che roba’, mi ha detto, ‘non sembrano le tue sfere vaginali?’…” Si ferma. Sente il bisogno di giustificare. “Me le hanno regalate delle amiche per fare le sceme. Hai presente quelle con il filo che le unisce…” Ho presente. “Ogni tanto io e lui le proviamo, così, per gioco…” Arrossisce. “Le palle di ghiaccio che aveva in mano erano in effetti molto simili, stesso colore, stesse misure… ‘Manca solo il filo’ gli ho detto. Lui ha fatto il suo ghigno da furbastro e poi mi fa: ‘Col ghiaccio non serve recuperare…’ Ha guardato che non ci fosse nessuno in giro, poi ha allungato le mani sotto il mio vestito e mi ha abbassato le mutandine fino alle ginocchia. Avevo un vestitino tipo… tipo quello che ha la ragazza che balla nel video di Rewind di Vasco, hai presente?…” Eccome. Roba da istigazione alla violenza carnale. “Lui non ha detto niente, ma lo so che c’è rimasto vedendo che lo lasciavo fare. Mica se l’aspettava. La verità…” Bisbiglia appena, sbirciando che nell’ufficio a fianco nessuno stia cercando di ascoltarla; neanche di là ci fosse la donna bionica. “La verità è che la cosa, la situazione insomma, mi eccitava. Mi eccitava molto. Noi due. Stretti tra un portone di chissà chi e un muro di pioggia e grandine. I brividi… Ero completamente bagnata… In entrambi i sensi, capisci?” Capisco. “Poi lui, guardandomi dritto negli occhi, ha appoggiato uno di questi chicchi enormi alla mia patata e… me l’ha spinto dentro. Io ho fatto un urletto, ma ridevo, e così lui mi ha infilato dentro anche gli altri tre chicchi, uno dietro l’altro. Che sensazione strana! Ho dovuto appoggiarmi a lui perché sentivo le gambe tremare… Sentirmi dentro quel freddo così… invadente… intenso… E le sue dita che mi toccavano, lì in mezzo alla strada… L’acqua freddissima che mi colava tra le cosce mischiata ai miei umori e lui che mi baciava, mi palpava le tette, mi strizzava le chiappe e mi sditalinava sempre più veloce… Sapere che da un momento all’altro poteva passare qualcuno e vedermi così, lasciva diciamo… e fradicia…” Penso si stia eccitando anche adesso, mentre parla. Non so cosa darei per poter verificare. “Ho fatto un urlo quando ho avuto l’orgasmo che è impossibile che nessuno mi abbia sentito! Se non ci fosse stato lui a cui aggrapparmi penso che sarei caduta per terra!”

Ci guardiamo. Aspetta una mia risposta, ma nel mio cervello si sta solo ripetendo all’infinito la scena appena descritta.

“Questa può andare, no? Voglio dire, non ne conoscerai altre che possono vantare di essersi fatte infilare dentro dei chicchi di grandine grandi come albicocche, giusto?”

Giustissimo.

 

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