Crisi

Nel buio le dita di Carlotta si allungano nel gesto automatico di ogni sera verso l’interruttore. Prima che lo raggiungano qualcosa le afferra il polso e la tira in avanti. Cade a terra. Cerca di gridare, ma subito una seconda mano le smorza ogni suono premendole forte sulla bocca. Si divincola; inutilmente: l’uomo la tiene schiacciata contro il pavimento con tutto il suo peso.

Poi la mano con violenza le incastra l’avambraccio dietro la schiena, tra i loro due corpi, e rapida si sposta sul suo seno. Le strizza la mammella, bella e gonfia come piace a lui.
Lei si inarca e scalcia.
“Zitta e ferma o t’ammazzo.”
Carlotta ubbidisce. Torna il silenzio.
“Brava…” Allenta la pressione sul viso. Le dita maschili seguono il contorno delle labbra. Il tocco diventa una carezza che si sposta sulla guancia, scende sul collo e scopre la spalla. Gliela bacia, mentre la carezza scivola lungo il fianco, raggiunge i leggings e vi si insinua. Le dita avvolgono il pube, mentre il fiato sempre più profondo dell’uomo le riempie l’orecchio, facendola rabbrividire. Una falange le entra dentro. Le scappa un lieve strillo, subito smorzato.
“Sei tutta bagnata… Ti piace, eh, puttana?…”
Carlotta non risponde, è concentrata sulla stimolazione che sta subendo il clitoride, effettivamente abbastanza inturgidito.
“Ora vediamo quanto sei porca…” Si solleva dal suo corpo. Si gira e si siede sulla sua schiena, rivolto verso i suoi bei piedini. Lei si lamenta dei seni compressi contro le piastrelle dell’ingresso, ma lui non le bada. Le afferra la cintura dei leggings e li abbassa sulle cosce. Abbassa anche gli slip e palpa vigorosamente con entrambe le mani le natiche nude. Le divarica e affonda la faccia tra esse. Carlotta sente la sua lingua solcarle l’ano e poi scendere tra le grandi labbra. Geme.
L’uomo continua, come cercasse di leccare sempre più in profondità, mentre le sue mani si muovono lungo le cosce, passano sui polpacci e cingono le caviglie. Le tirano a sé, obbligandola così a divaricare le gambe e ad immaginare se stessa come un anfibio pronta alla vivisezione. Poi, mentre la lingua raggiunge sempre più caldi meandri, le sue dita seguono il contorno del cinturino delle eleganti scarpe con il tacco a spillo, che lasciano scoperta buona parte dei piedi, sfiorano la pelle nuda nell’incavo sopra il tallone e affondano sotto la volta plantare, incastrandosi tra essa e la soletta, prendendone la stessa suadente curvatura. Lei ha un fremito di solletico, ma cerca di resistere. Lui abbandona le sue intimità e la sua bocca segue il percorso delle mani, carezzandole umida la pelle della gamba, partendo dall’inguine e giungendo fino ai piedi. Li bacia, entrambi, poi inizia a leccare anch’essi, insinuandosi negli stessi punti prima toccati. Prende poi in bocca le piccole dita laccata, si sofferma a lungo sugli alluci, mentre l’eccitazione di Carlotta, non particolarmente attirata da questo tipo di attenzioni, inevitabilmente scema.
“Ma la vuoi finire?” sibila cattiva.
“Scusa…” risponde mesto l’uomo, e subito si alza, per girarsi e cambiare nuovamente posizione. Monta sulle sue gambe lisce, puntando il suo pene negli orifizi ancora fradici di saliva e umori.
“Non sono mica ancora pronto…” sussurra. “Ti va di ciucciarmelo un po’?”
Lei si gira supina e solleva il busto appoggiandosi sui gomiti. Lo guarda seria nella penombra. Non sembra affatto intenzionata ad accontentarlo. “Sei proprio un deficiente!” sentenzia, e spingendolo a lato si tira in piedi sistemandosi mutandine e leggings. Accende la luce e gli dà un’occhiataccia. Così accovacciato e con i pantaloni calati alle ginocchia, con quel suo deludente pene floscio ciondolante tra i peli, è decisamente ridicolo.
“Riesci sempre a rovinare tutto! Ti sembra che uno stupratore chieda scusa? O mi possa chiedere se mi va di ciucciarglielo?”
Lui vorrebbe risponderle che non sta scritto da nessuna parte di cosa e come debba parlare uno stupratore, ma tace, giudiziosamente, e la segue con lo sguardo mentre entra nel bagno e si chiude dentro.

Avrebbe dovuto dar retta al suo amico Ivan, pensa, che quando ha sentito parlare di “inventarsi nuove esperienze, eccitanti e stimolanti, per rinforzare il rapporto” ha buttato lì un paio di idee quasi offensive… Ecco, lui sì che ce l’ha la faccia e i modi da violentatore sordo a qualsivoglia distrazione o lamento.
Ha deciso: domani sera farà proprio come ha proposto lui; e se poi andrà in giro a vantarsi di essersi fatto sua moglie, pazienza. Dopotutto è ovvio che in due si ottengano dei risultati migliori. E questa volta Carlotta non si potrà certo lamentare; perché ad uno come Ivan non è che puoi dirgli per favore basta per evitare che finisca di spaccarti a mezzo come un cappone, parole sue. Quello è come un samurai, se sfodera, deve poi bagnare per forza la spada. E in Carlotta potrà bagnarsela eccome, pensa tornando a sorridere.

 

(tratto da 116 piccoli segreti)

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