xX

xX:

 

Sono le 7, è il nostro appuntamento, lo so che non cambierebbe qualche minuto più tardi, ma mi sono promesso di essere puntuale e di immaginarti esattamente in questo momento sotto la doccia: seduta con la schiena appoggiata al muro, le gocce d’acqua che colano sulla tua pelle, sui seni sulle gambe piegate, sulle labbra …

Devo masturbarmi per te ora, lo voglio, l’ho chiesto e promesso.

Invece la mia assistente è ancora seduta qui di fronte a me per leggermi una relazione che ha scritto e non sembra comprendere che sto cercando di chiudere la conversazione.

Ho un’idea, infilo le mani in tasca come per rilassarmi, reclinando leggermente la mia posizione sulla sedia, cerco attraverso la stoffa sottile e sento subito la cappella gonfia: è già da un’ora che ti penso e sono eccitato.

La stringo fra le dita e inizio a massaggiarla come riesco, lei – l’assistente – mi parla ma io sto pensando a te e alle tue mani, a come si muoverebbero su di me.

Ora sono molto eccitato, riesco a impugnarmi il cazzo quasi interamente e a far scorrere su e giù la pelle della cappella attraverso la stoffa, anche se di poco, è sufficienza per eccitarmi, il cazzo mi è uscito dall’apertura laterale dei boxer e io lo stringo solo attraverso il sottile tessuto della tasca dei pantaloni.

Chissà se lei si accorge di cosa sto facendo? Non mi importa, anzi mi eccita, la guardo e immagino te, lì davanti sulla sedia, apri le gambe, non indossi biancheria, lentamente inizi a masturbarti guardandomi negli occhi, “fallo, è il nostro appuntamento” dici. Sento quasi il tuo sapore in bocca, vorrei assaggiare i tuoi umori, li immagino abbondanti e piacevolmente dolciastri.

Questo pensiero mi dà la spinta finale, credo sia difficile nascondere il mio respiro e i movimenti della mano, ho abbassato la testa fingendo di riflettere e ho nascosto le gambe e il braccio sotto la scrivania, lei continua a parlare e commentare la relazione che sta leggendo: non ce la faccio a fermarmi, voglio godere. Nella mia fantasia sei seduta sul mio tavolo a gambe aperte i piedi puntati sulla mia sedia, mi tieni per i capelli la faccia affondata fra le tue labbra fradice di piacere, ti stai scopando la mia bocca e ti piace moltissimo e a me altrettanto.

A questo punto non ho più inibizioni, mi sto segando con forza con la mano in tasca, stringo e rilascio il cazzo tirando la cappella, mi sembra impossibile che lei non se ne accorga, forse se ne è accorta ma ne sta godendo anche lei.

Le mie fantasie ora confondono insieme il tuo sapore che sento in bocca con la vista della mia assistente che continua ad accavallare le gambe – puttanella, lo sa che mi sto facendo una sega! Penserà sia per lei, per questo mi offre anche la scollatura sporgendosi in avanti per farmi desiderare quei capezzoli che una volta ho succhiato.

Ecco, vengo… siete una donna sola nella mia testa, sovrappongo le tue fantasie di sconosciuta al suo corpo disponibile.

Sento le contrazioni, tossisco per nascondere l’orgasmo, poi schizzi violenti e caldi mi riempiono la mano, temo quasi mi colino fuori dai pantaloni, stringo con forza la punta del cazzo per impedire che lo sperma bagni ovunque, tengo tutto in mano e continuo a stringere finché non inizio a perdere l’erezione.

Mi calmo, penso di nuovo a te, ai tuoi racconti e alla voglia di sfidare il limite, guardo l’assistente che ha finito (anche lei) e mordicchia la matita in attesa di un’opinione.

Immagino sia tu, ti voglio lanciare la sfida…

Mentre mi complimento per il lavoro mi alzo, sempre con la mano in tasca per impedire che la macchia arrivi ai pantaloni, vado verso di lei, due passi con aria distratta, poi la guardo (sei tu, come ti immagino io).

“Ti sei sporcata tutte le labbra con la matita – dico – hai pezzetti di legno ovunque” e senza lasciarti il tempo di rispondere tiro fuori la mano e passo due dita sul tuo labbro inferiore per pulirlo, lentamente mi soffermo a togliere due pezzettini di legno pizzicandoti leggermente.

Le tue pupille sono dilatate: oh sì, sì che lo hai riconosciuto l’odore sulla mia mano, e forse anche il sapore hai sentito.

Aspetto che passi la lingua sul labbro…

“Grazie” dici.

Sorrido ed esco dall’ufficio, penso che presto assaggerò nuovamente quei capezzoli.

 

Questa voce è stata pubblicata in Dicono di me. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento