Cinema

La biondina seduta di fianco a Giona non è più una bambina. Lo si capisce dal taglio dei capelli quasi punk, dallo smalto viola scuro e dal film che lei e le sue amiche hanno scelto.

Loro sono sedute, sparse in piccoli gruppetti varie file dietro, perché evidentemente sono arrivate tardi e non hanno trovato posti vicini.

Giona le sente sghignazzare nella penombra. La chiamano e la canzonano. Lei, più posata e seria, si è girata più volte comunicando a sussurri e sguardi il suo disappunto.
Si chiama Laura.

 

Ricordo la prima volta che da ragazzina ho indossato un perizoma. Quella inebriante sensazione che mi dava sentire le chiappe nude e la strisciolina di tessuto infilata tra esse. La vertigine che provai guardandomi allo specchio e immaginando nei dettagli ciò che qualsiasi maschio avrebbe voluto farmi vedendomi così.

 

Cambia posizione più volte. Giona non resiste ad abbassare lo sguardo sulle sue gambe nude. Sono irresistibili, così morbide e sode, senza alcun segno del tempo. La gonna cortissima è salita fino a far intravedere un triangolino di tessuto chiaro tra gl’inguini e lei sembra non avere la minima intenzione di sistemarsela.

Tengono entrambi il gomito sullo stesso bracciolo, e già quel semplice contatto lo turba non poco.

 

Alla prima festa “non da bambini” a cui partecipai la bottiglia cominciò a roteare sul pavimento non appena i genitori di Sabrina si decisero finalmente a lasciarci soli. Si fermò la prima volta puntando Roberto, di cui eravamo tutte più o meno segretamente innamorate, e la seconda me. Sbuffai urlando interiormente di gioia e con studiata lentezza mi protesi verso di lui al centro dell’attenzione, chiedendomi se così carponi si vedesse il sopracitato perizoma sotto la minigonna. Quando il suo viso azzerò i centimetri di distanza dal mio lo baciai come pensavo si dovesse fare, decisamente con troppo trasporto, sbalordendo tutti.

Ricordo il momento esatto in cui sentii d’aver raggiunto la sua lingua. Quanto l’avevo sognata…

Malgrado le seguenti prese in giro ne guadagnai parecchio in fama e popolarità, cosa a quell’età assurdamente importantissima.

 

Sicuramente lei sa che lui è da solo; si sono guardati prima alla biglietteria. Lo sguardo di Laura era sicuro e ben poco innocente, malgrado l’evidente giovane età. Giona si chiede se sia realmente un caso che lei sia seduta vicino a lui.

 

Il padre della mia compagna di banco entrò per l’ultima volta nella stanza della figlia senza bussare un pomeriggio estivo di quello stesso anno. Ci trovò praticamente nude davanti all’armadio apparentemente esploso, intente a provare ogni capo d’abbigliamento per riuscire a trovare qualcosa di abbastanza ridotto da farci apparire come volevamo.
Non dimenticherò mai come mi guardò prima di chiedere scusa e frettolosamente richiudere la porta.

Da quel giorno smise anche di riferirsi a noi come “le bambine”.

Io iniziai a masturbarmi pensando a lui che faceva altrettanto pensando al mio corpo spogliato e disponibile.

Non riuscii mai a metterli in pratica, ma avevo studiato svariati sistemi per riuscire a stare sola con lui e spingerlo a sedurmi. Nei miei progetti non avrebbe certo resistito ad accarezzarmi le gambe, una volta che gliele avessi messe con una scusa a portata di mano…

 

Come fosse per caso la ragazzina appoggia la gamba a quella di Giona, la cui mano si trova ora a pochi millimetri dalla sua coscia.

Rimangono immobili così per lunghissimi minuti, entrambi tesi e nervosi, poi improvvisamente succede.

Le dita toccano la pelle liscia e morbida e un secondo dopo, senza nemmeno averci minimamente ragionato prima sopra, Giona apre il palmo e lo appoggia sulla gamba. Meravigliosa. La palpa delicato, ma deciso, mentre le due teste rimangono parallele, fisse sul gigantesco schermo.

 

Fu quello strano giardiniere che viveva con il parroco ad abboccare all’amo che avevo buttato per un altro pesce.

Con forse più del triplo dei miei anni attaccò bottone millantando grandi esperienze di vita e profonda spiritualità religiosa.

Spiegandomi languido e ambiguo quali potevano essere i pericoli in cui potevo incorrere andando in giro vestita, o meglio svestita, a quel modo, mi sollevò la veste – cortissima, non gli ci volle molto – e davanti al mio intimo ben più sexy di quanto avesse immaginato cedette alle sue ben poco illuminate pulsioni allungando le sue tozze falangi verso ciò che davvero racchiude il mistero della creazione.

Me le sentii insinuarsi dentro e malgrado il mio cervello mi urlasse in allarme di sfuggire al più presto e il più lontano possibile, mi bloccai e ammutolita lo lasciai fare.

 

Laura si alza contemporaneamente alle sue amiche appena iniziano i titoli di coda. Approfittando della penombra si sistema velocemente il vestito e le mutandine e poi corre via senza girarsi verso di lui nemmeno di sfuggita.

Giona, nascosto dalla giacca tenuta in grembo, si riallaccia i bottoni dei jeans e seguendola con lo sguardo mentre si riunisce al resto del branco si domanda se le altre sappiano o immaginino… ma non riesce a decodificare le loro risate.

 

Rincasando mi chiesi se per tutti il primo orgasmo indotto da un’altra persona sia così traumaticamente intenso. Le mie gambe nude si muovevano veloci lungo il marciapiede mentre la sensazione che mi dava il liquido caldo tra esse era così tangibile da far sembrare impossibile che qualcuno potesse non accorgersene.

E intorno a me l’intero creato aveva un’aria diversa.

 

Per questo io credo di sapere cos’è quell’“impressione strana” che Giona nota nella giovane, forse più spavalda e temeraria che esperta, mentre la guarda uscire dalla sala e allontanarsi nella luce. La luce di un “là fuori” che le deve apparire, in questo momento, con un’aria particolare, diversa…

 

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