LupoEzechiele

LupoEzechiele:

 

Ormai sono certo che Xilia vive nella mia stessa città.

Me l’ha confermato, anche se indirettamente, lei stessa.

Darei qualunque cosa per incontrarla. Le sue parole, sia quelle pubbliche che quelle private, mi hanno incantato. Non posso pensare alle parole eros, sesso e perfino amore senza pensare a lei e a quello che fa e che scrive. E a quello che le farei io!

Così le ho dato un appuntamento… “Se ho ragione – cioè se ho indovinato la città – vieni a incontrarmi. Ti aspetto all’angolo tra via Indipendenza e via Monte domani alle 18. Io avrò in mano il libro di cui t’ho parlato: L’arte di amare di Fromm.”

La sera dopo ero lì già mezz’ora prima. Mi guardavo intorno. Chi sarà Marinella, in arte Xilia?

Una di queste ragazze che non rinunciano alla minigonna neanche con questo freddo? Cha camminano spedite sotto il portico degnandomi solo di una rapidissima occhiata poco cordiale? Forse è questa qui, ho pensato, dall’aria sbarazzina con i capelli stile Valentina di Crepax, un gonnellino a palloncino e le calze rosso mattone, e lei sa che non passano inosservate. Come mi piacerebbe infilarle una mano sotto la gonna e tastarle l’inguine e affondare le dita nella sua figa e nel suo bel culo…

O magari è questa commessa dietro la vetrina, che quando si china per sistemare le scatole non può non accorgersi che sta facendo vedere le mutandine viola a tutti i passanti. Fosse lei le affonderei la faccia tra le cosce e gliela leccherei fino a farla impazzire!

O forse è quest’altra, che spazza il suo rettangolo di marciapiede davanti al bar. Ha un décolleté davvero invidiabile e pare andarne proprio fiera! Come ci starebbe bene il mio cazzo lì in mezzo, pronto a schizzarle dritto in bocca. Potrei andare da lei e sussurrarle “Come sei brava a scopare…”. Se è lei magari non mi molla un ceffone!…

C’è una ragazza che ogni tanto mi guarda da una delle finestre al primo piano del palazzo che ho di fronte. Mi illumino: tutto combacerebbe! So che azienda è quella e calza davvero a pennello con le informazioni che ho di Marinella/Xilia.

Ha un bel viso. Le sorrido e lei si fa subito indietro.

Poi torna, fa finta per un po’ di avere altro da fare, poi mi getta uno sguardo veloce.

Le sorrido di nuovo.

Le scappa una risatina e sparisce di nuovo.

Sono le 18 in punto.

Ci siamo.

Dal portone sotto la finestra esce la ragazza del sorriso. Ha un bel corpo, lo si capisce malgrado i vestiti pesanti. Si muove elegante su un paio di tacchi alti…

Dài, voltati verso di me. Guardami, sono io.

Io sono paralizzato dall’attesa. Non riesco a muovere un solo muscolo tanta è l’emozione…

Poi accade tutto in un attimo. Una deficiente mi urta. Mi cade il libro. Me lo raccoglie e me lo porge chiedendomi scusa. Io neanche le rispondo. Mi riprendo il mio libro e ritorno a guardare il portone, ma lei non c’è più.

Probabilmente si è girata a guardarmi mentre il libro non era tra le mie mani e ha creduto che non fossi io.

La cerco con lo sguardo. Corro dove lei stava prima, guardo da una parte, guardo dall’altra. Niente di niente. Sparita.

Torno a casa. Deluso.

Le scrivo: “Perché sei andata via subito? Ero proprio io quello dall’altra parte della strada, solo che una deficiente che chissà dove cazzo stava andando mi ha fatto cadere il libro proprio mentre tu uscivi! E io che non vedevo l’ora di stringerti la mano, di guardarti negli occhi, di toccarti dal vero, di baciarti sulle guance… e poi chissà, come sarebbe andata a finire! Ti prego riproviamoci domani stesso posto stessa ora! LupoEzechiele”.

Mi risponde poco dopo: “Mi dispiace, lupetto mio, ma certe occasioni le concedo per principio solo una volta. Accontentati di avermi almeno visto. E anche toccata, a dire il vero, anche se un po’ bruscamente, ma non l’avevo fatto apposta. C’est la vie. La deficiente”.

 

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