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IMPREVISTO

I tuoi brevi messaggi ai quali seguivano i miei forse troppo lunghi, subito cancellati, mi davano l’impressione di mattoni per costruire un muro tra noi. Avevo torto, come magari ne ho nell’intravedere in te una spregiudicatezza un po’ scipita a fare da velo su una morale piuttosto conservatrice e convenzionale, sebbene inconscia. Questo per dire che mi stai piuttosto indifferente, se non antipatica. Ora che tu, contro ogni mia previsione, mi hai chiesto di vederci (e per me vuole dire una sola cosa perché per altro non mi schioderei) mi guarderò bene dal lasciar trasparire queste mie impressioni un po’ per convenienza ed un po’ per il senso di vendetta che si prova illudendosi di umiliare col sesso. Però questa mia prevenzione resta e ferma la carezza che sto per fare sui tuoi capelli lucidi e scuri acconciati in omaggio al nostro incontro. Non frena invece le voglie che la tua richiesta mi ha provocato.

“Girati!” Ti spingo contro il muro con le braccia in alto. Guido il mio pene per quello che mi permette l’impaccio dei nostri abiti nel solco tra i tuoi glutei nervosi. L’hai sentito di certo pure tu venire duro, ma non ti do il tempo di reagire o di parlare.

“Non ti muovere!” In ginocchio dietro di te, ti spoglio dalla vita in giù senza far caso a ciò che ti sfilo. Immobile ed inerte mi lasci fare ed io rimugino, scoprendo il bianco splendore delle tue chiappe, che anche l’indumento più provocante perde il suo potere erotico senza la giusta presentazione mentre anche delle modeste mutandine di cotone possono diventare un richiamo esaltante se esibite, per esempio, con l’atteggiamento della quindicenne finta ingenua che vuol farsi fottere, che so, dallo zio o dal nonno.

“Lasciami stare!” Quasi me lo gridi mentre io, è la mia prima volta, con tentativi poco efficaci cerco d’insalivare nonostante i tuoi dimenamenti il tuo buchino serrato. Ti aspettavi altro forse e magari con tempi più lunghi d’approccio.

“Aspetta!” Ti rassegni, o provi gusto ad accettare la situazione, e dalle inesauribili risorse della tua borsa di donna estrai e mi porgi uno stick di quelli per proteggere le labbra dal sole e non so quale crema prima di assumere una posizione più consona e sottomessa. Uso lo stick come un cazzetto preparatorio all’ingresso di quello di carne vero che porto in tensione al massimo masturbandolo con una mano ben cosparsa di quella crema.

“Spingi che entra!” Io spingo e tu spingi. Il fragolone color naso avvinazzato della cappella che fa da testa d’ariete alla fine entra. Il resto penetra più agevole e veloce. Mi mancano fiato e parole, la mia è una sensazione mista di piacere e dolore, una stretta che stringe il mio membro con un vigore ed una costrizione più forti di quelli d’una vagina.

“Toccami!” Unito a te come un coleottero maschio sul dorso della sua femmina, ti allargo con delicatezza le labbra della tua figa che immagino al tatto come un cieco, sfioro con progressiva intensità il tuo clitoride e la tua vagina si bagna ed in quell’umidore lubrificante del tuo desiderio ti penetro a fondo con una, due ed infine quattro dita. Voglio fare anche mia almeno la soddisfazione dell’orgasmo che sta per venire, che viene con un tuo urlo represso. Ogni tuo spasmo è stato un eccitare il mio cazzo praticamente immobile dentro di te.

Ci stacchiamo, ti guardo cercando nel profondo liquido delle tue pupille scure i segni impressi dal piacere provato. Pure tu mi guardi e ridi. “Sei ridicolo, vestito a metà e col coso che ti pende.” Ridicolo ed arrapante, suppongo…

Nel letto, tu nuda ed io nudo anche se mi vergogno un po’, magari senza ragione, di mostrarmi a te.

“Vieni sopra di me!” Il tuo pube struscia sul mio sesso. Sento la tua fessura umida che vi scorre sopra.

“Fammi godere!” Lo penso, ma tu lo senti ugualmente. Non sono succhiate, né baci a ventosa. Lo afferri con entrambe le mani e soddisfi il mio desiderio di maschio nel modo più ambito con un vigoroso e violento su e giù, caricando i miei testicoli di quella specie di scossa elettrica che si fa sempre più intensa fino all’esplosione finale e oltre. La tua stretta al momento dell’orgasmo sembra voler arrestare l’inarrestabile, ma lo scopo è un altro. Vuoi raccogliere con la tua lingua rosea e puntuta il mio sperma che fai uscire goccia a goccia prima di riprendere il massaggio che dura fino a quando, non resistendo più agli stimoli, ti allento le mani.

 

Ci sono altri desideri da esaudire, umori da leccare, scambi di baci e altro ancora. Se tutto si esaurisse qui un secondo incontro sarebbe di routine. Ma, lo scoprirai tu stessa, non lo sarà nemmeno il terzo.

 

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