Cin cin

Oltre a un nome stupendo, Giselle, ha anche un corpo che, quando dagli abiti che sceglie di mettersi viene lasciato in buona parte meravigliosamente scoperto, non si può non notare. E a lei piace, ogni tanto, catalizzare su di sé gli sguardi.

Così anche stasera, per la cena con i colleghi, ha deciso di indossare una mini-minigonna di jeans e uno stringato top a fascia, diventando così uno dei due elementi principali del buon’umore e dell’euforia generale. L’altro elemento è l’alcol, che il cameriere continua a elargire alla loro allegra tavolata e di cui lei stessa diventa ben presto vittima.

Durante il rientro in auto con tre colleghi non resiste e si addormenta intontita accanto al guidatore.

Sogna di essere infastidita da mani che la palpano, la spogliano, da dita vogliose che si infilano tra le cosce, che le pizzicano i capezzoli, da voci che la deridono, che si divertono a offenderla…

Apre gli occhi, a fatica. Buio notturno e luci artificiali. Sono arrivati all’hotel. La testa le duole. Il suo collega alla guida la guarda. E ridacchia. Anche i due dietro stanno ridacchiando.

Ci mette parecchi secondi ad accorgersi che il top le si è abbassato e scivolando sotto le mammelle gliele ha scoperte completamente. Si copre con le braccia il seno nudo, mentre le sue guance raggiungono la stessa tonalità del vino che ha in corpo. Rivolge ai colleghi parole cattive.

È sceso da solo, si difendono i tre, colpa sua quindi, che non s’è coperta abbastanza bene le tette. E complimenti, a proposito.

E ridacchiano ancora, senza riuscire a smettere.

 

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