Cose che capitano (parte I)

(con Elisabetta Mazzoni)

Entrano romanticamente mano nella mano.

Elisabetta sorridendo saluta la donna dall’aria altera dietro il bancone mentre la porta a vetri cigola chiudendosi dietro di loro. Lei risponde con un cenno del capo posando lo sguardo per pochi secondi su Patrizio, che non ha mai visto, poi torna a fissare lo schermo del suo computer.

Nella sua scollatura invece lo sguardo di Patrizio si attarda più a lungo. Comprensibilmente.

“Di qua.” Elisabetta traina lungo il corridoio il compagno – marito in realtà, ma non si è ancora abituata a considerarlo così dopo anni di convivenza e un matrimonio frettoloso richiesto per pura convenienza economica – fino alla porta che li separa della stanza che nelle ultime settimane lui si è immaginato tante volte. “Pronto?”

Lui accenna un sì, ma dalla sua espressione non si direbbe. Lei gli carezza una guancia, si allunga verso la sua bocca e lo bacia dolcemente. Fa scendere la carezza fino alla cerniera dei jeans. Lo palpa con decisione, ride, poi si gira e bussa alla porta.

“Avanti.” La voce dell’uomo è tranquilla.

Entrano.

“Ciao.”

“Ciao Betta!” Si sta lavando professionalmente le mani nel piccolo lavandino dietro il lettino da massaggio. Chiude il rubinetto, si asciuga e si volta verso la coppia. “Tu devi essere Patrizio, giusto?” Non aspetta la risposta. “Puoi sederti lì, se preferisci.” Gli indica l’unica sedia nella stanza. Elisabetta si è già tolta la giacca ed ora si sta sbottonando la camicia.

Patrizio è sconcertato dalla naturalezza dei loro gesti e dal fatto che li stiano compiendo come se la sua presenza lì fosse del tutto normale. Guarda l’uomo che intanto si è versato dell’olio sui palmi delle mani e ora li sta frizionando. Se l’era immaginato biondo, ma per il resto la sua fisionomia combacia abbastanza con quella che s’era figurato.

Sua moglie si sta sfilando la gonna. Qualcuno bussa alla porta.

“Ti ha fatto cosa?!” Un sabato mattina di due mesi prima. Sono ancora a letto. Elisabetta sta approfittando dell’erezione mattutina di Patrizio.

“Te lo giuro. Ero girata a pancia in su. Lui è salito dalle cosce sui fianchi.” Prende le mani del marito, le fa scorrere lungo i fianchi. L’erezione si incrementa. “Le altre volte arrivava alle ascelle poi ridiscendeva, invece questa volta, parlandomi come nulla fosse delle sue vacanze a Berenice, ha fatto così…” Sposta le mani di Patrizio su entrambi i seni e con queste inizia a massaggiarseli con vigore.

“E… e tu?”

“Io niente, che dovevo fare? Gli ho chiesto se c’era già stato altre volte.” Patrizio, stringendole le mammelle, ora di sua iniziativa, le viene dentro.

“Sai, mi sono detta, magari fa parte della terapia.” La settimana seguente. Tardo pomeriggio. Elisabetta è appena rincasata ed ha un’aria eccezionalmente radiosa.

“Ci sei tornata?!” Patrizio è davvero incredulo.

“Sì, certo. Però mi sa che deve aver preso il mio ritorno lì come un incentivo…” Fa l’espressione di una bambina che l’ha combinata grossa ed è ben lontana dal pentimento.

“C… cioè?”

“L’altra volta me le aveva solo strette per qualche secondo…” Gli si inginocchia davanti. “Stavolta mi si è messo dietro, mi ha fatto alzare le braccia dietro la testa…” Gli abbassa la cerniera dei pantaloni. “È partito dalle spalle e subito mi ha afferrato tutt’e due le tette.” Gli cala jeans e boxer alle ginocchia e lo guarda inturgidirsi. “Come se niente fosse mi chiedeva dove lavoravo, se mi trovavo bene, e intanto me le massaggiava forte, con insistenza…” Lo spinge verso il divano fino a farlo sedere e subito gli monta sopra. “In quella posizione le mie dita erano praticamente contro il suo pacco e ho sentito che gli diventava duro…” Si muove su di lui. “Scommetto che se non ci fosse stato lì il suo collega se lo sarebbe pure tirato fuori…”

“C’era… c’era un altro a guardarvi?!”

“Sì, uno degli altri massaggiatori. Quando sono entrata mi ha chiesto se…” Il movimento dei suoi fianchi si fa sempre più concitato. “Se non era un problema che restasse lì con noi.”

“E… non ha detto niente… quando… quando quello ti ha preso le tette in mano?”

“Ha chiesto se, visto che era lì…” Stanno entrambi per venire. “Mi andava di… di farmi fare un doppio massaggio.”

Patrizio vorrebbe domandarle cosa ha risposto, ma l’orgasmo lo ammutolisce. Dopo pochi colpi anche sua moglie si irrigidisce per qualche anelato secondo, poi si accascia appagata su di lui.

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